Lo stile letterario, ovvero, come raccontare una storia. L’impronta dello scrittore: il lessico e la sintassi.
Tratto da Il tempio delle signore, di Eduardo Mendoza (Feltrinelli, 2004). Biografia dell’autore
“Quando le sue gambe (ben tornite eccetera eccetera) entrarono nel locale dove lavoravo, era ormai qualche anno che stavo lì a fare il cretino. Tale improvvisa apparizione aveva dato inizio all’avventura che intendo raccontare, ma il lettore non disporrebbe dei dati necessari per comprenderne le tortuosità se non li collegassi (lettore e racconto) a un momento precedente, addirittura a fatti anteriori: per cui espongo, nel modo più succinto, una sorta di prologo. Il momento precedente cui alludevo si riferisce a quando mi comunicarono che il nostro beneamato direttore, il dottor Sugrañes, il compassionevole, il misericordioso, mi invitava a presentarmi senza indugi nel suo ufficio.”
La trama
Dimenticato per anni in un fatiscente manicomio, ieri finto pazzo e oggi parrucchiere improvvisato, il protagonista ritrova la libertà e tenta di sopravvivere nella Barcellona postolimpionica, dove le illusioni della “transizione” si sono spente nella corruzione generale.
Lo stile di Eduardo Mendoza
Il contrappasso tra la raffinatezza lessicale e il linguaggio popolare.
Interessante l’uso delle parentesi, solitamente da evitare, che qui diventano invece un tratto caratteristico del personaggio, bizzarro e singolare, contraddistinto da un linguaggio forbito e da un atteggiamento sempre ossequioso, anche nelle situazioni più assurde. Non stupisce dunque che il suo eloquio sia farcito di rispettose precisazioni anche nei confronti del lettore.
Proviamo a scrivere la prima frase in altri modi, per vedere l’effetto che fa:
- “Quando le sue gambe ben tornite entrarono nel locale dove lavoravo…”
Pare l’incipit di un hard boiled. Forse era proprio questo l’effetto desiderato e la frase tra parentesi serve a parodiare quello stile. - “Quando le sue gambe, ben tornite eccetera eccetera, entrarono nel locale dove lavoravo…”
Qui rimane l’effetto ironico, ma il narratore sembra troppo sicuro di sé.
Nella seconda parentesi, l’effetto umoristico è amplificato dalla totale inutilità della precisazione.
Sarebbe infatti bastato dire: “ma il lettore non disporrebbe dei dati necessari per comprenderne le tortuosità se non lo collegassi a un momento precedente” per dare alla frase un senso ugualmente compiuto. Le parentesi e le precisazioni inutili (ma buffe) danno un grande tocco di personalità al narratore.
Diciotto pagine dopo il lettore coglie anche l’ironia della parola “succinto”, usata per descrivere il prologo.
Il tempio delle signore è un libro a mio parere bellissimo, che unisce stile letterario, significato e talento narrativo in un testo che non può che essere fonte di grande ispirazione per gli autori che amano il genere della critica sociale a sfondo ironico e umoristico. Mendoza è stato insignito di una lunga serie di premi, tra i quali il premio Cervantes nel 2016.