Imparare dai migliori: Jack London

Jack London Martin Eden

Tratto da Martin Eden, di Jack London (1908). Biografia dell’autore.

«Ti perdono, certamente» disse lui con impazienza. «È facile farlo quando non c’è niente di cui io possa accusarti. Non devi chiedere scusa di nulla, perché ognuno agisce secondo le proprie convinzioni e più di tanto non si può pretendere da nessuno. A questa stregua potrei anch’io domandarti di perdonarmi per non avere cercato lavoro.»

«Volevo il tuo bene» obiettò lei, «e lo sai. Come avrei potuto amarti altrimenti?»

«Sì, saresti persino arrivata a distruggermi per il mio bene.
Proprio così» proseguì, prevenendo i cenni di protesta di lei. «Sarebbe stata la mia fine di scrittore. Il realismo, che è una mia esigenza personale, è odiato dalla borghesia, una classe pusillanime piena di paura della vita, e tutti i tuoi sforzi erano tesi a istillarmi questo orrore della realtà. Avresti voluto rinchiudermi in cattività, isolarmi in una gabbia angusta e dorata dove tutti i valori dell’esistenza sono illusori, falsi e volgari.»

La vide agitarsi inquieta.

«La volgarità – una sana volgarità, devo ammetterlo – è il fondamento dell’eleganza e della cultura borghesi. Come ho detto, tu volevi rinchiudermi in cattività, trasformarmi in un esemplare del tuo ceto, indurmi a condividere modelli ideali e pregiudizi classisti.» Scosse il capo con aria triste. «Neppure adesso hai capito quello che dico. Tutti i miei sforzi per farti comprendere le cose in cui credo fermamente sono parole vuote, suoni privi di senso. Nel migliore dei casi sei sorpresa e un po’ divertita che questo rozzo giovane, uscito a fatica dai bassifondi, osi esprimere giudizi sulla tua classe chiamandola volgare.»

[…]

«E ora vuoi far rinascere il nostro amore, vuoi che ci sposiamo, vuoi me. Ma se… se i miei libri fossero passati inosservati io sarei stato esattamente quello che sono adesso. E tu te ne saresti rimasta alla larga da me. Sono questi fottuti libri…»

«Non parlare così» l’interruppe lei.

Quel rimprovero lo fece trasalire. Scoppiò in una rauca risata. «Ecco la prova» disse. «In un momento critico, quando sembra che sia in gioco la tua felicità, tu hai paura della vita, come sempre, hai il terrore di una sana parolaccia.»

Il realismo di Jack London

Questo dialogo intercorre nella parte finale del romanzo tra Martin, un giovane e grezzo marinaio, e Ruth, una istruita rampolla dell’aristocrazia americana. Per amor suo Martin ha lottato per erudirsi e diventare scrittore.

Per quasi tutta la storia Martin, fortemente radicato nella realtà dei ceti sociali più bassi, vive nella miseria più nera, che London fa ben presente al lettore senza lesinare descrizioni oppressive e angoscianti, benché Martin paia cocciutamente deciso a non mollare e accetti la sua condizione senza lamentarsi. Studia e scrive e matura una profonda cultura, ma i suoi lavori sono costantemente rifiutati dagli editori.

Il successo arriva, infine, accompagnato dal riscatto dalla miseria e dall’ascesa sociale. Ma il romanzo non è una favoletta e le conseguenze drammatiche delle implicazioni ideologiche non tardano ad arrivare.

Lo stile di scrittura

Jack London ha uno stile molto asciutto, ma chissà quanto della sua scrittura è rimasto in seguito alle numerose traduzioni. Ciò che salta all’occhio è che nella versione originale i dialoghi di Martin, nella parte iniziale del romanzo, rispettano maggiormente la parlata colorita dei bassifondi marinareschi. Più che nel lessico della versione italiana, lo stile di London emerge dall’architettura del racconto.

La struttura narrativa

Analizzando la struttura narrativa, vediamo come gli elementi del viaggio dell’eroe della mitologia ci siano tutti, sapientemente diluiti nella storia.

Il mondo ordinario e l’incidente scatenante. Martin Eden, l’eroe, difende un giovane in una rissa. Questi, per ringraziarlo lo invita a cena presso la sua famiglia.

Il richiamo all’avventura. A casa del giovane avviene una seduzione: conosce Ruth e se ne innamora, il catalizzatore è un libro. È affascinato dalla borghesia, alla quale immagina appartengano uomini e donne di straordinaria saggezza e cultura.

Martin è un eroe a tutto tondo, il mentore di se stesso, e si lancia nell’avventura senza esitazione. Il rifiuto del richiamo arriva dall’ambiente circostante: chiunque, persino la stessa Ruth, cerca di scoraggiarlo e lo incita a trovare un lavoro.

Al varco della soglia, in cui Martin abbandona la vita ordinaria da marinaio per dedicarsi allo studio e alla scrittura, incontra diversi guardiani della caverna in cui è custodito l’oggetto dei suoi desideri. Il primo è Joe Dawson, il titolare di una lavanderia, malato di lavoro e alcolizzato, simbolo della schiavitù capitalista, che lascia tutto per una vita da vagabondo all’insegna della libertà. In seguito arrivano gli editori, ai quali Martin invia decine di testi che vengono sistematicamente rifiutati. I guardiani sono figure archetipiche che mettono alla prova l’eroe per verificare la sua motivazione.

Nel suo percorso Martin affronta molte prove, individua nemici e alleati e durante il processo di purificazione dell’Io assume sempre maggiore consapevolezza e determinazione. In questa fase subisce anche profonde delusioni, dopo aver constatato che la classe sociale a cui appartiene Ruth è in realtà molto diversa da ciò che si aspettava.

Mentre si avvicina alla caverna recondita e i suoi lavori iniziano a essere pubblicati avvengono le prove supreme, in cui Martin perde tutto, muore metaforicamente e rinasce in una nuova entità consapevole.

La ricompensa giunge sotto forma di successo: dopo una prima pubblicazione ne arriva un’altra e un’altra ancora e gli editori, che prima avevano rifiutato i suoi lavori, ora fanno a gara per averli e sono disposti a pagarli profumatamente, sebbene sia lui che le sue opere siano sempre gli stessi.

Conquistato l’elisir, sulla via del ritorno Martin chiude i conti rimasti in sospeso con il passato e si ritrova faccia a faccia con le questioni ideologiche nate durante il suo viaggio: la disputa tra l’individualismo capitalista e l’altruismo socialista, colonna portante del tema affrontato da London, aperto sostenitore di quest’ultimo.

In maniera molto intelligente Jack London non fa del suo Martin Eden un manifesto socialista ma un’analisi approfondita e puntuale di importanti questioni sociali, che però, quasi nessuno dei suoi critici sembra aver capito.

Martin Eden è un romanzo magnifico, potente e affascinante, che a distanza di più di un secolo offre spunti di riflessione su un argomento ancora molto attuale. Inoltre, chiunque sia coinvolto nel mestiere di scrittore lo troverà illuminante come un buon manuale.

Vedi anche José Saramago.

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