Lo stile letterario, ovvero, come raccontare una storia. L’impronta dello scrittore: il lessico e la sintassi.
Tratto da Saggio sulla lucidità, di Jose Saramago (Feltrinelli, 2011). Biografia dell’autore
“Era giunto il momento grave in cui il presidente scoperchia ed esibisce l’urna agli elettori perché possano accertarsi che sia vuota, affinché un domani, se necessario, siano validi testimoni che nessuna azione delittuosa vi avesse introdotto, di soppiatto, i voti falsi che avrebbero corrotto la libera e sovrana volontà politica dei cittadini, che ancora una volta non si sarebbe ripetuta in questa occasione quella famosa frode cui si dà il pittoresco nome di broglio che, non dimentichiamolo, tanto si potrà commettere prima come durante o dopo l’atto, secondo l’occasione e l’efficienza dei suoi autori e complici.
L’urna era vuota, pura, immacolata, ma nella sala non c’era un solo elettore, uno soltanto per campione, cui poterla esibire.”
Lo stile di Saramago
È spesso caratterizzato da frasi piuttosto lunghe ed elaborate, ricche di proposizioni principali e subordinate.
Normalmente queste andrebbero evitate perché rallentano la lettura e potrebbero confondere il lettore. Eppure Saramago ne fa una questione di stile, riuscendo magistralmente a costruire frasi ben articolate, chiare e belle da leggere.
Chi cerca di imitarlo, se non perfettamente padrone della sintassi potrebbe perdersi tra principali e subordinate e tempi verbali, chiedendo al lettore uno sforzo d’immaginazione che spesso si traduce in frustrazione.
Per evitare questo lo scrittore deve mettere mano alla cassetta degli attrezzi dell’artigiano, in cui pinze e cacciaviti hanno la forma di vocabolari, enciclopedie, testi di grammatica e tutti i libri letti in passato.
Come ha costruito questa frase Saramago?
Proviamo a scomporla nelle sue parti, evidenziando la struttura delle proposizioni principali e subordinate e delle congiunzioni.
Era giunto il momento grave in cui il presidente scoperchia ed esibisce l’urna agli elettori
perché possano accertarsi che sia vuota,
affinché
un domani,
se necessario,
siano validi testimoni
che
nessuna azione delittuosa vi avesse introdotto,
di soppiatto,
i voti falsi
che
avrebbero corrotto la libera e sovrana volontà politica dei cittadini,
che
ancora una volta
non si sarebbe ripetuta in questa occasione quella famosa frode cui si dà il pittoresco nome di broglio
che,
non dimentichiamolo,
tanto
si potrà commettere prima come durante o dopo l’atto,
secondo l’occasione e l’efficienza dei suoi autori e complici.
Togliendo le subordinate la frase ai minimi termini regge nella sua sostanza.
“Era giunto il momento grave in cui il presidente scoperchia ed esibisce l’urna agli elettori affinché un domani siano validi testimoni che nessuna azione delittuosa vi avesse introdotto i voti falsi, che non si sarebbe ripetuta in questa occasione quella famosa frode cui si dà il pittoresco nome di broglio.”
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